Dopo la seconda guerra mondiale, la Sicilia si ritrova inaspettatamente al centro di interessi pubblici e privati, incoraggiati dai fondi della Cassa del Mezzogiorno. L'Eni di Enrico Mattei inizia a sfruttare le risorse energetiche del sottosuolo, mentre le multinazionali estere installano nella provincia settentrionale di Siracusa impianti di raffinazione del petrolio greggio proveniente dai paesi produttori. Il territorio siciliano, per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, vede così la nascita del più grande polo petrolchimico d'Europa. Il passaggio da un'economia rurale al nuovo sistema industriale promette sviluppo e benessere. Ma ben presto si scopre la totale inadempienza delle leggi a tutela dell'uomo e dell'ambiente. L'aria è avvelenata da polveri sottili, l'acqua intrisa di petrolio, la terra contaminata da sostanze tossiche e il mare al mercurio usato come discarica di rifiuti inquinanti.